Vera Bilà & Kale, martedì 10 luglio (21,15) all'Anfiteatro di Bacchereto a Carmignano

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 luglio 2001 14:10
Vera Bilà & Kale, martedì 10 luglio (21,15) all'Anfiteatro di Bacchereto a Carmignano

Atmosfere gitane martedì 10 luglio all’Anfiteatro delle Cave di Bacchereto (Carmignano – Prato) per il concerto di Vera Bilà & Kale – inizio ore 21,15 ingresso 10.000 lire - nell’ambito della XXII edizione del Festival delle Colline promossa Comune di Poggio a Caiano con la collaborazione della Provincia di Prato, del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, del Comune di Prato e del Comune di Carmignano. Ceka, gitana, profilo di cantante blues a mezza strada tra tradizione rock e ispirazioni afrobrasiliane, Vera Bilà è un’artista che Fellini e Kusturica avrebbero sognato di mettere in scena.

Rokycany, a 80 km da Praga. E’ in questo paesino che nasce, verso la metà degli anni ’50, Vera Bilà: cresce nell’ambiente gitano, una vita difficile segnata dai continui richiami del padre che vorrebbe fare di lei una cantante di cymbalowa muzica, la musica della pura tradizione rom che include chitarre, violino e cymbalum (una specie di arpa in acciaio). Ed è proprio suo padre, virtuoso del violino, che la inizia alla musica gitana e, tra lezioni di chitarra e colpi di archetto, le impone di ascoltare tutto il repertorio del genere alla radio ungherese.

Di nascosto, però, Vera ascolta su Radio Luxembourg o Free Europe, i Beatles, Stevie Wonder, il rock e l’opera… Contesa tra la legge degli anziani (famiglia, maestri) e quella del “presidente” dei gitani locali, opposto alla scolarizzazione dei giovani rom, Vera entra a far parte della corale della scuola e nel frattempo compie, con gruppi guidati dal “presidente”, lunghe gite nelle foreste, dove intorno al fuoco si canta, si balla, si beve e si recitano poesie. A 16 anni Vera si sposa, riuscendo così a fuggire dai maltrattamenti ripetuti del padre, e dalla scuola, dove peraltro veniva picchiata anche dai professori.

Musicista anche il marito, inizia per la giovane Vera una mini-carriera in duo nei circuiti classici (matrimoni, cabaret, balli) quasi subito sospesa per i ripetuti tentativi di avere un figlio, prima di risolversi ad adottarne uno. Cuoca in un ristorantino di Rockycany, Vera continua comunque a cantare, con musicisti locali, centinaia di arie e canzoni di cymbalova muzica che conosce e compone lei stessa, in festicciole e balli del luogo. E’ così che Zuzana Navarova, la cantante del gruppo ceco Nerez, presente per caso in una di queste serate, scopre il gruppo e ne rimane entusiasta, al punto da segnalarlo agli addetti ai lavori e invitarlo a esibirsi durante un concerto dei Nerez al Lucerna – la più prestigiosa sala da concerti di Praga - “Avevo una tale paura che non riuscivo a salire sul palcoscenico, poi qualcuno mi ha spinto, e la gente ha cominciato a applaudire” dice Vera di questa serata.

Poi viene il disco, “Vera Bilà A Kale”. Bilà, omonimo di una star locale punk, vuol dire “bianca” e Kale, nome del gruppo, significa “nero”: molti ceki, infatti, vedono come “neri” i popoli zingari (gitani, rom, gipsy, gente di viaggio…). La questione dell’identità “nera” in una società “bianca” è un tema presente in molte canzoni del gruppo. Il risultato è una musica a diversi strati, frutto di continue migrazioni. Quello “manouche-gitano”, naturalmente, affiancato da evocazioni sonore che richiamano tradizioni indo-europee, e da influenze asiatico-portoghesi… Poi, in chiave surreale, lo strato latino: accenti dell’America del Sud, provenienti dall’immaginario e subcosciente collettivo zingaro, condito con salse (quasi) africane.

Un po’ cantante blues, un po’ Cesaria Evora, Vera Bilà possiede tutti gli ingredienti per diventare una star della cosiddetta “world music”.

Venerdì 13 luglio in piazza Duomo a Prato (ingresso gratuito) la manifestazione ospiterà lo spettacolo del Circo Parada – composto in larga parte dai ragazzi di strada di Bucarest – insieme alla fanfara macedone Kocani Orkestar: si tratta di una produzione di Toscana Musiche (Associazione promossa da Regione Toscana che raduna i principali festival della Regione) che vedrà impegnate circa 25 persone - tra ragazzi, musicisti e accompagnatori - per diversi giorni, in vista della serata.

Uno spettacolo a metà tra il concerto e il circo, in cui i ragazzi di Bucarest eseguiranno i loro numeri accompagnati dalle musiche dal vivo della Kocani in un clima di reciproca interazione. Miloud (ideatore del progeto Parada) è al lavoro per elaborare una regia dello spettacolo, i ragazzi si allenano in vista delle prove, Kocani affila i suoi ottoni. E’ il momento di osare. La storia di Parada ha inizio nel 1992, quando Miloud Oukili, giovane clown francese, scende alla stazione di Bucarest.

Si sarebbe dovuto fermare un mese e mezzo, è non è più riparito. Il clown l’aveva fatto nella banlieu parigina, nelle bidonville di Città del Capo, tra i disperati del Guatemala. Miloud reggeva sulle spalle l’idea del circo, portava per le strade una rivoluzione, obbligava a pensare quanto fosse indispensabile il superfluo. L’esito dei suoi spettacoli non fu per nulla incoraggiante, poca gente e pochi applausi, vedeva quei bambini malandati curiosare nella sua borsa che poi sparivano e poi ricomparivano a ogni suo spettacolo.

Miloud un giorno disse “voglio lavorare con voi” e loro risposero “se vuoi lavorare con noi devi vivere con noi”. Fu così che Miloud, anziché tornare a Parigi entrò nei canali sotterranei. Fu così che i ragazzi di Bucarest, quelli senza passato e senza futuro, trovarono un fratello maggiore. Molto tempo è passato da allora e tanto è stato fatto. Miloud ha costruito Parada, una Fondazione che ha come attività principale il sostegno dell’infanzia emarginata volata alla definitiva integrazione nella società dove il bambino o il ragazzo possano guardare all’avvenire con fiducia.

Questo percorso di reintegrazione avviene attraverso l’intermediazione dell’arte come strumento educativo. Miloud ha così insegnato ai suoi ragazzi tutti i segreti dell’arte del circo: clownerie, acrobazie, giochi di destrezza, in breve tutto il suo bagaglio artistico. In questo modo ha creato una compagnia di giro che si esibisce nelle piazze di tutta Europa, portando tra la “gente normale” un sorriso e un soffio di speranza. Miloud, attraverso la vita vissuta in comune per le strade e a stretto contatto con questi ragazzi, ha fatto loro capire che se la vita finora non è stata generosa nel farli sorridere, loro, malgrado tutto, sono capaci di far sorridere gli altri.

La Kocani Orkestar è una fanfara macedone che da diversi anni si esibisce, con grande successo nei teatri e nelle piazze italiane. Le collaborazioni della Kocani con altri artisti italiani sono molteplici: la loro partecipazione alla messa in scena dello spettacolo teatrale Antigona della compagnia Transteatro di Fano, la registrazione dell’album di Vinicio Capossela Live in Volvo, le apparizioni alle trasmissioni televisive “Scatafascio” di Paolo Rossi e “Millenium” in cui la Kocani ha dettato con Piero Pelù.

Proprio in quest’ultima occasione la Kocani ha incontrato Miloud, la forte complicità creatasi tra loro li ha spinti ha pensare uno spettacolo teatrale in cui fondere le proprie specificità.

Ultimo appuntamento domenica 22 luglio all’Anfiteatro del Museo Pecci di Prato: sul palco le musiche africane di Habib Koitè & Bamada. Prevendite circuito Box Office: Tel. 055210804.

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