La legge sulla privacy: dannazione per gli utenti della Cassa di Risparmio di Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 giugno 2001 09:41
La legge sulla privacy: dannazione per gli utenti della Cassa di Risparmio di Firenze

E' di questi giorni una lettera che la Cassa di Risparmio di Firenze sta inviando ai suoi correntisti. Un non meglio identificato "Direttore Rete", ha scritto: "In attesa di valutare l'ipotesi di risoluzione del rapporto da noi prospettata con nostra precedente corrispondenza, che sarebbe per lei palesemente pregiudizievole, la invitiamo nuovamente a prestare il necessario consenso di cui al punto A1 del relativo modello (idoneo a legittimare tutti i trattamenti dei suoi dati personali relativi alle operazioni bancarie da lei richieste), in mancanza del quale non potremo che interpretare il suo comportamento come un consenso tacito relativamente al citato punto Ai del modello".
"Evidentemente le lezioni a questo istituto non sono servite -commenta il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- perche' gia' in passato, quando rifilava una inutile assicurazione a chi non rispondeva negativamente alle loro lettere di avvio di contratto, era stato sanzionato dalla magistratura ....

avranno cambiato il direttore. Tolto l'evidente loro legittimo desiderio di non avere rapporti con chi non gli consente un trattamento dei dati personali, non si capisce in base a quale logica giuridica e civica si vorrebbero arrogare il diritto di interpretare un silenzio come assenso. I nostri codici, non autorizzano questo meccanismo se non in presenza di specifiche normative e solo per l'autorita' pubblica, ma questo per l'Istituto fiorentino non vale, o meglio, da furbi incivili quali dimostrano di essere per l'occasione, giocano sulla presunta ignoranza dei loro correntisti.
Abbiamo gia' provveduto ad avvisare la banca (visto che anche noi ci avvaliamo dei suoi servizi) che dei nostri dati ne facciano cio' che credono, ma che al primo caso di correntista che, senza autorizzazione specifica, si vedra' trattare i dati, andremo in giudizio con lui, non tanto per far rispettare la legge sulla privacy (su cui abbiamo un castello di critiche), ma per battere e sanzionare l'arroganza di chi crede che, siccome ha un coltellino dalla parte del manico (la chiusura improvvisa di un conto privato o aziendale -su cui convergono pagamenti, utenze e altro- e' comunque un danno per chiunque), puo' usarlo a sua discrezione.
Capiamo la Cassa di Risparmio di Firenze nella sua disperazione, anche perche' ha agito cosi' dopo un richiamo della Banca d'Italia.

Ma, oltre alla goffa e stupida iniziativa, perche' non si pone il problema di una legge che gli impedisce di lavorare, e perche' non se lo pone la Banca d'Italia: le leggi vanno si' rispettate, ma anche contestate quando sono frutto di demagogia e costituiscono un ostacolo al vivere civile, civico ed economico.
E allora, perche' non farlo? Forse il motore a regime e sotto pressione benefica di cui ha parlato di recente il Governatore Antonio Fazio, subirebbe un piccolo blocco? Ma non sarebbe meglio cosi' che, invece, farlo andare avanti con l'illusione che tutto sia possibile e fili liscio? Non sarebbe il caso di investire della questione i nostri legislatori? Crediamo sia urgente, perche' l'alternativa sono tante piccole lettere stupide e inneggianti all'illegalita' come quella della banca fiorentina e, soprattutto, la politica del dire e non dire, del fare e non fare che ha portato la Cassa di Risparmio di Firenze ad aspettare un richiamo della Banca d'Italia per porsi concretamente il problema".

Collegamenti
In evidenza