Debutta al Teatro Puccini martedì 16 gennaio "Le Cosmicomiche" di Italo Calvino

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 gennaio 2001 09:04
Debutta al Teatro Puccini martedì 16 gennaio

Il lavoro teatrale diretto da Riccardo Rombi, prodotto dalla Bobotheater in collaborazione con Catalyst, compagnia residente per la stagione 2000-2001, è stato presentato in forma di mise en espace la scorsa estate a Castiglione della Pescaia (GR). Anche questo terza messa in scena dedicata a Italo Calvino (dopo "L'Opaco" con Marisa Fabbri e "Le città invisibili") ha ottenuto l'apprezzamento della moglie Esther Calvino, critica attenta e puntuale. Nell'assoluta fedeltà alla perfezione testuale dello scrittore, lo spettacolo che viene presentato al Teatro Puccini di Firenze è stato completamente riallestito, lasciandosi solo suggestionare da storie che raccontano delle fine e dell'origine di vecchi e nuovi mondi.
"Le Cosmicomiche" narrano, in una sorta di fantascienza all'incontrario, della storia dell'origine dell'universo, di nebulose, di meteoriti, di cristalli, di tempeste solari; il tutto attraverso i ricordi di Qfwfq, protagonista di quel mondo assieme alla sua incredibile parentela.

Suggestioni scientifiche che si trasformano in visioni fantastiche, una scrittura che fa ricorso alle immagini, tipica del mito, che Calvino fa rinascere "dal linguaggio più lontano da ogni immagine visuale come quello della scienza d'oggi." E così, dietro lo sguardo sempre ironico e affascinato dell'autore, scenari stellari, flussi elettromagnetici, nubi di idrogeno, quanti, quasar e pulsar diventano ambiente e nello stesso tempo protagonisti dei diversi racconti.
La scelta registica è caduta su due episodi de "Le Cosmicomiche": Sul far del giorno e I Dinosauri.

Il primo narra delle prime sconvolgenti variazioni nell'universo fino alla comparsa della luce solare; il secondo ci sposta in una preistoria per noi più "quotidiana" e ci parla dell'estinzione e della sopravvivenza di quella specie.
"Le Cosmicomiche" nascono dalla sfida di coniugare l'esattezza alla leggerezza e la semplicità della favola alla precisione del linguaggio, lasciando allo spettatore, così come Calvino fa con il lettore, la completa libertà di riattivare la sua personale capacità mitopoietica e di crearsi, in un presente in cui anche la fantasia soffre di omologazione, una propria personale "cosmologia portatile".

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