Caccia: varato il nuovo Piano faunistico

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 settembre 2000 09:22
Caccia: varato il nuovo Piano faunistico

Il presidente, Michele Gesualdi, e l’assessore all’agricoltura e alla caccia, Mario Lastrucci, hanno presentato ieri mattina alla stampa in Palazzo Medici Riccardi il nuovo Piano faunistico venatorio della Provincia di Firenze per il quinquennio 2000-2005. Il Piano è stato approvato ieri sera dal Consiglio provinciale (a favore Ds, Ppi, Pdci, Democratici e Gruppo Misto; astenuti Fi, An, Ccd e Prc; nessun voto contrario).
Sulla base delle esperienze del precedente piano - che ha visto la nascita dei nuovi Ambiti Territoriali di Caccia (A.T.C.), la delega ad essi di alcune competenze provinciali, la definizione di uno stretto legame fra i cacciatori ed il territorio e la partecipazione comune delle associazioni agricole, venatorie ed ambientaliste alla amministrazione delle risorse faunistiche ed ambientali - la Provincia si propone di risolvere le diverse problematiche sinora emerse e di aggiornare la gestione per la conservazione della risorsa faunistica ed ambientale e per la valorizzazione delle diverse attività ad esse connesse.


Il nuovo Piano analizza l’evoluzione nell’ultimo quinquennio degli istituti faunistici e delle specie di maggiore rilevanza e formula gli indirizzi specifici di gestione futura per ciascuno di essi.
"Ci siamo dotati di strumenti completamente rinnovati – ha premesso l’assessore Lastrucci – ed ora disponiamo di una banca dati collegata ad una cartografia informatizzata. Su questa base di conoscenze abbiamo fondato le linee di gestione, che abbiamo voluto sintetiche, in modo da fare del Piano uno strumento aperto, in grado di rispondere in maniera flessibile alle nuove, eventuali, esigenze del prossimo periodo di applicazione".
Queste le principali indicazioni e le novità introdotte dal Piano.
· Rimane invariata l’attuale percentuale di territorio posto in divieto di caccia, corrispondente al 20,47% della superficie agro-silvo-pastorale.


· L’esistenza degli istituti privati di caccia (Aziende Faunistico-Venatorie ed Aziende Agrituristico-Venatorie) e di gestione della fauna (Centri di produzione di fauna selvatica allo stato naturale) viene condizionata ai risultati di specifici controlli sulla efficacia della loro attività. Per tali istituti si prevede che non possa essere superato il limite di estensione attuale, pari al 12,24% della superficie agro-forestale. Al contempo si prevede una loro distribuzione più omogenea.
· Per le Zone di Ripopolamento e Cattura il Piano individua la necessità di precisi standard di valutazione delle presenze faunistiche, dei danni da queste causati e delle diverse operazioni di gestione e miglioramento ambientale.

Di tali aree, alle quali viene riconosciuto soprattutto il ruolo di favorire la riproduzione e l’irradiamento naturale delle principali specie faunistiche, dovranno in modo particolare essere rivisti i confini al fine di contrastare la proliferazione del cinghiale.
· Per altre zone a divieto di caccia (Zone di Protezione, Oasi, Aree Demaniali, ecc.) il Piano delinea precisi obiettivi di valorizzazione ambientale e faunistica, ancorando la loro gestione alla adozione di specifici programmi pluriennali.

Vengono individuate inoltre ulteriori modalità di protezione degli ambienti caratteristici attraverso la creazione di aree protette d’interesse locale, nelle quali realizzare un connubio tra gestione faunistica e venatoria. Vengono definiti tempi e modi per regolamentare l’attività venatoria nelle aree contigue alla Riserva Naturale di Fucecchio.
Vengono confermati i due ATC attualmente esistenti, lasciando aperta la porta al confronto sulla nascita di ulteriori ATC.
· Vengono fissati i criteri che dovranno caratterizzare le Zone di rispetto venatorio, gestite dagli A.T.C., ponendo le basi per una richiesta alla Regione di pieno riconoscimento di taluni di questi istituti (ove siano realizzati gli obiettivi di tutela e di miglioramento ambientale) tra le aree sottratte alla caccia programmata.
· Particolare risalto viene posto nel Piano alla necessità di tendere ad un sempre maggior raccordo con gli Ambiti Territoriali di Caccia, con le associazioni di volontariato, con le amministrazioni comunali e con il recentemente istituito Circondario Empolese Valdelsa.

Per quest’ultimo il Piano ha previsto la creazione di un’unità di programma coincidente con il territorio degli 11 comuni che lo compongono. Altre 6 aree di programma compongono il restante territorio provinciale e costituiscono le unità di gestione.
· Riguardo alle singole specie faunistiche di maggiore importanza presenti nel territorio della provincia il Piano fornisce dettagliate indicazioni di Gestione:
per il Fagiano, gli altri Galliformi e la Lepre, l’obiettivo è l’incremento dei soggetti che si riproducono nelle aree di divieto di caccia, in contrasto con i massicci ripopolamenti del passato;
per gli ungulati viene posto in luce l’incremento registrato negli ultimi anni.

Il Capriolo, con circa 20.000 capi presenti attualmente in tutto il territorio della Provincia rappresenta il cervide più comune e con le maggiori potenzialità gestionali e venatorie. Il Cervo, presente su una porzione sempre più vasta dell’Appennino, dovrà essere conservato e gestito con protocolli che riguarderanno l’intera area di distribuzione delle popolazioni e le province limitrofe. Per tutte le specie vengono definite le aree vocate e quelle non vocate, indicando la necessità di deciso controllo numerico e di forti interventi di prevenzione dei danni nelle aree agricole di maggior pregio.

Per la prima volta al fianco degli abbattimenti viene prevista una ulteriore forma di controllo, attraverso la cattura e il trasferimento (a carico dei soggetti interessati) dei capi in accesso in altre aree della Toscana o d'Italia su richiesta di enti che abbiamo esigenze di ripopolamento nei rispettivi territori.
Il Cinghiale ha avuto negli ultimi anni un forte incremento numerico con, da un lato, sempre maggiori problemi all’agricoltura, dall’altro una sempre maggiore importanza venatoria (da 3.000 capi abbattuti nel 1991 a circa 8.000 nell’ultimo anno).

Per questa specie si delinea una netta divisione del territorio tra le aree vocate (gestione conservativa della specie) ed aree non vocate (ove i danni non sono tollerabili), prevedendo per queste ultime interventi di prevenzione dei danni e di controllo diretto. Di particolare importanza risultano i nuovi criteri di individuazione delle aree vocate, che includeranno le aree boscate ed arbustate e non più le aree a coltivazione intensiva e le Zone di Ripopolamento e Cattura.
· Alla ricerca di migliori forme di collaborazione con il mondo agricolo il Piano prevede, oltre alle modalità di refusione dei danni alle colture, l’adozione di specifici protocolli per il controllo in qualsiasi tempo delle specie dannose secondo precisi piani di intervento e la concessione di contributi per la realizzazione di colture e la adozione di metodi di coltivazione finalizzati alla fauna selvatica.

Il dibattito in consiglio provinciale sul Piano faunistico venatorio
Per il consigliere di Forza Italia Enrico Bertini il piano rappresenta un difficile esercizio di equilibrismo, anche se un emendamento presentato da Forza Italia, e accettato, "ha consentito di sanare diverse problematiche".

Forza Italia, annunciando l'astensione sul piano, ha tuttavia presentato un ordine del giorno per invitare la Regione Toscana "a riesaminare il Piano faunistico venatorio regionale per riportare gli istituti di protezione faunistica entro la soglia del 30 per cento effettivo come stabilito dalle norme nazionale" e impegnare la giunta provinciale "ad attivarsi, anche in concorso con le altre Province toscane, per il raggiungimento di tale obiettivo". Secondo Forza Italia, infatti, "il ricorso alla costituzione di parchi, aree protette, aree di interesse locale, zone umide, aree demaniali, aree di interesse locale, zone umide, aree demaniali, oasi, alle quali si aggiungono altre zone quali quelle adiacenti le strade, le attività produttive, gli insediamenti abitativi, ecc., che in base ad un rilevamento effettuato dalle associazioni venatorie portan la percentuale delle zone di divieto complessivo addirittura al 50 per cento, quindi ben oltre la soglia del 30 per cento prevista per la legge".
Sandro Targetti (Rifondazione comunista) ha annunciato il voto di astensione sul piano, che contempera esigenze diverse per "convergere su tutela adeguata dell'ambiente".

Favorevole al piano Giovanni Vignoli (Popolari) che lo trova equilibrato, lamentando d'altra parte i "troppi interessi che animano il mondo venatorio". "E' un piano senza direzione, ispirato da scelte di convenienza - ha attaccato il capogruppo Ccd Alessandro Corsinovi, preannunciando voto contrario - Andrebbe rivista la demilitazione del territorio su cui cacciare. Si creano peraltro notevoli difficoltà agli agricoltori".
Dopo la votazione sul Piano, è cominciato il confronto sull'ordine del giorno di Forza Italia, sul quale si sarebbe potuta registrare una convergenza da parte della maggioranza, resa però impossibile dalla procedure previste dal regolamento: si era già in dichiarazione di voto.

Sarebbe stato possibile ritirare il documento, non emendarlo sul momento, e discuterne in sede di commissione. In questa direzione si sono pronunciati Renato Romei (Ds), il Presidente Michele Gesualdi ("è una materia da approfondire, ma non si può fare in questa sede, quanto piuttosto in commissione"), Massimo Marconcini (Comunisti italiani). Alessandro Giorgetti (An) trova condivisibile l'ordine del giorno: "Sarebbe necessario un esame globale delle aree".
"Con il nostro ordine del giorno - ha detto Carlo Bevilacqua, capogruppo di Forza Italia - volevamo dare un segnale concreto a quanti operano nel mondo venatorio e si aspettano qualcosa in più rispetto al piano faunistico venatorio.

Volevamo far capire l'intenzione di chiedere alla Regione una modifica della legge sulla caccia per correggerne le storture". Pur disponibile a riaprire il confronto in commissione, Forza Italia non ha ritirato il suo documento. Sandro Targetti (Rifondazione comunista) si è espresso contro il documento. Alessandro Corsinovi (Ccd) ha accusato la giunta di "scarso senso di responsabilità" e di non cogliere "l'atteggiamento disponibile dell'opposizione", perché "il centrosinistra della Provincia non vuole disturbare il centrosinistra della Regione".

A favore del documento si sono espressi Forza Italia e Ccd, astenuta An, contrari la maggioranza e Rifondazione comunista. Pertanto l'ordine del giorno è stato respinto.

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