L'invito lo ha formulato, nel suo intervento conclusivo in aula, il presidente della Regione Claudio Martini, ricordando che l'unica sostanziale differenza tra maggioranza e minoranza in Toscana riguarda il Senato delle autonomie, se si tratti cioe' di un punto pregiudiziale in assenza del quale non si puo' far niente, come sembra sostenere il centrodestra, o se invece non sia una questione centrale che puo' comunque essere affrontata in un secondo tempo, come sostiene il centrosinistra.
"La differenza tra le due posizioni non e' insormontabile -
ha detto Martini - e credo sarebbe un grave errore lasciar perdere tutto
quello che ci unisce con la giustificazione che ormai siamo in campagna
elettorale: se si tratta di procedere verso riforme su cui siamo d'accordo,
non vedo cosa c'entri la campagna elettorale". "Quello delle riforme
istituzionali - ha proseguito Martini - e' un esito verso il quale vanno
convergendo culture diverse ed e' importante che cio' avvenga". In questo
quadro Martini ha auspicato anche la riapertura di un confronto sulla
sussidiarieta', "che non deve divenire uno steccato tra le diverse
impostazioni culturali e politiche".
Negata con forza ogni forma di competizione tra presidente della giunta e
presidente del consiglio: non c'e' stata alcuna ingerenza ne' tanto meno
uno stravolgimento dei rispettivi ruoli.
Martini ha accusato chi pone il
problema di "voler cosi' intorbidire una discussione lineare circondata da
un ampio consenso". Questo vale, secondo Martini, sia per la posizione
assunta sul parlamento toscano ("Ne ho parlato tre volte, in un'iniziativa
convocata dal consiglio regionale e, in forma marginale, in due interviste
che mi sono state richieste sul federalismo"), sia per l'ipotesi da lui
manifestata di dedicare una seduta straordinaria ai problemi di Firenze
("Non ho preteso certo di convocare il consiglio, ho solo espresso
un'idea").
Ultimo punto affrontato da Martini quello del Centro temporaneo di
accoglienza per immigrati sprovvisti del permesso di soggiorno.
Martini ha
ricordato che ci sono una legge dello Stato e un'esplicita richiesta del
governo, alle quali la Regione risponde manifestando la volonta' di
collaborare pur in assenza di competenze specifiche in materia.
"Intendiamo - ha detto - esercitare un ruolo di raccordo con Comuni e
Prefetture. Sulla sicurezza stiamo lavorando concretamente e del resto e'
questo un altro terreno istituzionale su cui c'e' spazio per un ruolo corale
del consiglio regionale".
"Solo elettoralistica la convinzione del presidente della Regione Toscana, Claudio
Martini, che si possa in solo 90 sedute del Parlamento fare quello che non e' stato possibile fare in cinque anni, e cioe' la riforma federalista dello Stato''.
Lo ha detto il presidente del gruppo An, in consiglio regionale, Maurizio Bianconi, commentando la comunicazione del presidente della Regione Toscana sul rapporto tra Regioni e Governo centrale.
Intervenendo anche sugli altri due punti della relazione di Martini, riguardanti il tema della spesa pubblica e della sicurezza, Bianconi ha dato atto alla Regione Toscana di essere la meno spendacciona tra le Regioni ''rosse'', ''ma sempre di piu' di quelle governate dal Polo''. ''L'aumento della spesa in
Toscana e' stato del 7,30%, poco - ha detto Bianconi - rispetto a quello dell' Emilia Romagna (+24%), Lazio (72%), Sicilia (74%), Marche (34%)''.
Anche il presidente di FI, Paolo Bartolozzi, e' intervenuto sulla comunicazione di Martini definendo ''miope'' il percorso federalista indicato. ''Una riforma vera e propria - ha detto Bartolozzzi - la si puo' fare solo dopo le elezioni. Oggi si tratta solo di fare in modo che le Regioni abbiamo maggiori competenze''. Bartolozzi ha poi rivendicato alle Regioni governate dal centro destra di aver denunciato per prime l'errore del ministero del Tesoro nell'indicare nelle Regioni la causa dell'aumento di spesa.
"La comunicazione di Martini su federalismo, patto di stabilita' e sicurezza, esprime lo stato
di confusione in cui versa il centrosinistra, determinato dalla crescente paura di una sconfitta alle prossime elezioni politiche nazionali. A questo si aggiunge lo strappo con tutto il bagaglio storico e culturale del movimento operaio e democratico''. Questo il commento all' intervento di Martini del capogruppo di Rifondazione, Mario Ricci, che ha giudicato ''devastante'' l'idea di trasformare il consiglio regionale in parlamento toscano.
Il capogruppo del Cdu, Franco Banchi, ha assicurato che i ''cattolici non intendono frenare il processo del regionalismo'' e, sempre tra i cattolici, il capogruppo del Ccd, Marco Carraresi, ha ricordato che nella Costituente chi si oppose al federalismo furono i partiti di sinistra, mentre il capogruppo del Ppi, Alberto Monaci, ha ricordato che per la sua parte politica il federalismo e' possibile solo in uno stato sovrano, che abbia precise competenze e che riconosca precisi poteri alle Regioni ed alle autonomie.
L' obiettivo e' quello ''di portare a
casa il federalismo'' possibile, secondo il capogruppo dei Verdi Fabio Roggiolani, mentre Erasmo D'Angelis, per i Democratici, ha sottolineato ''la brutta piega'' che ha preso il dibattito sul federalismo, affermando che la politica sembra incapace di dare concretezza ad un progetto riformista.
Il capogruppo del Pdci, Luciano Ghelli, intervenendo dopo la comunicazione di Martini, ha voluto spostare l'attenzione su altre questioni riguardanti la situazione di sicurezza dei lavoratori e chiedendo la convocazione di un consiglio regionale speciale dedicato ai morti sul lavoro.
Pieraldo Ciucchi, capogruppo dello Sdi, ha lamentato il fatto che il paese abbia gia' perso troppi anni nel tentativo di avviare una riforma delle istituzioni ed ha pronosticato che ''le Regioni si scontreranno contro il muro del dibattito parlamentare''.
Il capogruppo dei Ds, Paolo Cocchi, ha sottolineato come il processo di riforma dell'istituto regionale avvenga ''nel rispetto delle minoranze'', come dimostra il fatto di aver
affidato la presidenza della commissione statuto ad un esponente dell'opposizione.