George Benson all’Anfiteatro delle Cascine

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 luglio 2000 17:12
George Benson all’Anfiteatro delle Cascine

Appuntamento con il mito domenica 23 luglio – ingresso 28.000 lire, prevendite circuito Box Office - all’Anfiteatro delle Cascine: sul palco sarà di scena il grande George Benson indiscusso principe del panorama jazz/soul mondiale.
Una serata all’insegna della buona musica vedrà di scena, oltre al grande Benson (ore 21,45), l’Ackensack Quintet di Claudio Pascoli (ore 19,15) e il Roberto Gatto Quintet (ore 20,30). La straordinaria capacità di George Benson di incrociare i diversi generi musicali è un dato di fatto documentato da molti dischi, ognuno dei quali ha scalato le classifiche jazz, pop o jazz-rock: un continuo successo, come dimostrano anche i risultati ottenuti con la recente fatica discografica Absolute Benson: mai titolo poteva essere più azzeccato per il nuovo album dell’ormai sessantenne chitarrista di Pittsburgh, tornato a incidere con Tommy LiPuma, il producer che creò negli anni Settanta il sound dei suoi migliori album.

Insieme a LiPuma, Benson recupera le atmosfere che resero mitico “Breezin’”, uno degli album jazz più venduti di tutti i tempi e certamente il disco che ha aperto la strada allo smooth jazz. Con “Absolute Benson” il duo sfodera tutta la sua classe in un prodotto di grande qualità, ricco di atmosfere cool, elegante e mai scontato.
Decisamente interessanti poi i primi due brani del disco, prodotti dai Master At Work (i DJ “Little” Louie Vega e Kenny “Dope” Gonzalez, che chiamarono Benson nel bel progetto denominato Nuyorican Soul).

“The Ghetto”, cover del classico scritto dall’immortale Donny Hathaway” e “El Barrio”, ci offrono del vecchio George un’attitudine molto latin e calda, che davvero rilancia l’immagine del grande chitarrista. "Uomo del Rinascimento" come nessun altro nell'ambito della musica moderna, questo chitarrista e vocalist innovativo ha la straordinaria capacità di sfuggire ad ogni categorizzazione per creare un genere musicale molto personale: prova ne sono le innumerevoli collaborazioni artistiche a tutti i livelli e la sua vastissima discografia: ma soprattutto la capacità di incantare con le sue performances live, durante i molti tour mondiali, all'insegna ovunque del tutto esaurito.

La carriera di George Benson, iniziata nei primi anni Sessanta, è sicuramente una delle più rappresentative esperienze nell’ambito del jazz e di tutta quella musica definibile come “musica da intrattenimento”. Sono pochi gli artisti che al pari del “vecchio” George sono riusciti a passare con successo da un genere all’altro, dimostrando in ogni occasione buon gusto, eleganza e virtuosismo strumentale. Ispirandosi all’inizio della sua carriera a due leggendari chitarristi come Charlie Christian e Wes Montgomery, veri precursori della chitarra jazz, lo stesso Benson negli anni è diventato un punto di riferimento per più d’una generazione di musicisti, un chitarrista dallo stile inconfondibile e un vocalist dal timbro vellutato e sensuale.

C’è addirittura chi ha visto nel binomio chitarra-voce di Benson l’equivalente di ciò che furono la voce e il piano in Nat King Cole. Sicuramente Benson ha sfruttato le sue capacità vocali solo parecchi anni dopo aver intrapreso il mestiere di musicista, ma è proprio in questo periodo che l’artista raggiunge il massimo della popolarità.
Dopo aver prestato il suo talento a musicisti jazz di fama come Miles Davis (si può ascoltare in “Miles in the sky” del 1968), Deodato, Jorge Dalto, Hank Crawford, Tony Bennet, Quincy Jones, Chet Atkins, Jack McDuff, Herbie Hancock, Roy Ayers (si tratta di una piccola parte della lunghissima lista di collaborazioni) e realizzato in proprio una serie di eccellenti album tra jazz e blues dal 1964 al 1975, grazie a un nuovo contratto firmato con la Warner Bros e la produzione di Tommy LiPuma, arriva la svolta che darà all’artista un enorme successo di pubblico e di vendite.

Nel 1976 con “Breezin’” George Benson si piazza nelle zone alte delle chart di vendita, ottenendo un successo senza precedenti per un disco jazz, ma la critica più radicale e i puristi lo giudicano un venduto. E’ solo l’inizio di una nuova fase artistica che porterà il chitarrista a realizzare ancora numerosi album tra soul, jazz, funk e pop, alcuni di notevole successo come “Give me the night”, la mega produzione di Quincy Jones che farà vincere a Benson diversi Grammy Award. Sono gli anni in cui duetta anche con star soul come Aretha Franklin e Chaka Khan e il suo nome appare nei cartelloni dei più importanti jazz festival in tutto il mondo.

A metà degli anni Novanta il suo vecchio producer Tommy LiPuma viene nominato presidente della GRP e Benson, dopo due decadi di gloriosi successi, lascia la Warner per la GRP: in verità, gli album incisi per la label fondata da Dave Grusin hanno ben poco dello smalto dei suoi dischi storici. L’ultimo lavoro, “Absolute Benson” prodotto – guarda caso – da LiPuma, recupera proprio il sound dei vecchi tempi offrendo finalmente un Benson nella sua forma migliore.
Come detto, prima di George Benson, sul palco dell’Anfiteatro delle Cascine saranno di scena l’Ackensack Quintet del vocalist/sassofonista Claudio Pascoli (ore 19,15) e il Roberto Gatto Quintet (ore 20,30).

Batterista fra i più stupefacenti della scena jazzistica contemporanea, dotato di una versatilità che gli consente di affrontare qualunque situazione sonora con brillante concretezza, tecnicamente ineccepibile e votato al virtuosismo creativo, Roberto Gatto ad appena quarant'anni, in piena maturità artistica, ha già raggiunto i vertici della scena internazionale. Romano, nato il 6 ottobre del '58, muove i primi passi professionali nel '75 con lo storico Trio di Roma insieme a Danilo Rea ed Enzo Pietropaoli; quindi diventa il batterista dei Lingomania, uno dei gruppi di riferimento del jazz italiano.

Si pone presto all'attenzione della critica grazie ad un peculiare stile sintetico e all'originale concezione ritmica. Un percorso artistico ricco e variegato che lo porta ad incontrare innumerevoli figure storiche e praticamente il top della scena jazz d'avanguardia in campo internazionale. Collabora anche con musicisti di diverse estrazioni e si distingue come sideman insieme ad alcuni fra i massimi esponenti della musica pop e leggera italiana. Da segnalare la sua attività collaborativa con Ennio Morricone.

Dinamica anche la sua opera di leader che lo porta ad incidere ben sette album a suo nome. Si dedica altresì alla composizione, indirizzandosi in special modo alle colonne sonore (scrive insieme a Maurizio Giammarco le musiche di "Nudo di Donna" di Nino Manfredi ed è preferito da Francesca Archibugi per la quale elabora - insieme a Battista Lena - anche le musiche del film "Mignon è partita", vincitore di ben cinque David di Donatello). Da sempre in prima linea, ha collezionato prestigiosi premi e riconoscimenti dalla stampa specializzata.

Ha anche inciso due video didattici.

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