Al cantiere TAV del Carlone nuove situazioni di emergenza sanitaria

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 maggio 2000 09:06
Al cantiere TAV del Carlone nuove situazioni di emergenza sanitaria

Con un comunicato indirizzato a tutte le maestranze, le rappresentanze sindacali unitarie del cantiere TAV del Carlone (Vaglia - San Piero a Sieve) informano su nuove situazioni di emergenza sanitaria e di rischio sul lavoro. "Tra il 12 e il 15 maggio - si legge nella nota diffusa ieri - si sono verificati tre malori di altrettanti operai addetti alla galleria di Carlone, lato Firenze, dovuti, probabilmente all'esposizione all'ossido di carbonio. Due operai lavoravano al fronte e uno, più indietro, al rivestimento della calotta".
I delegati del cantiere del Carlone sottolineano che tali svenimenti "destano un grave allarme, tra i lavoratori, per le condizioni operative in cui si opera in galleria (rischio cadute dall'alto), per la mancanza di una via di fuga immediatamente a portata, per la non conoscenza precisa delle cause che hanno originato i malori".
Manca una galleria di soccorso per tutti i 60 km del tunnel TAV che si sta scavando fra Firenze e Bologna.
Il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Firenze ha scritto nel luglio del '98, in un parere ufficiale, nero su bianco, a proposito di quei 60 km di galleria: "si nutrono seri dubbi sulla rapidità ed efficacia dei mezzi di soccorso".

Nella costruzione del tunnel fra Firenze e Bologna, infatti, è stata adottata la tipologia costruttiva denominata "galleria monotubo a doppio binario" con finestre intermedie poste a distanza reciproca di 6-7 km. "Nel caso di gallerie con finestre intermedie - si legge nel parere del Comando fiorentino dei VF - non è possibile avvicinare i mezzi di soccorso, inviati in appoggio al mezzo intermodale, in zone prossime all'incidente. Tali mezzi infatti potranno raggiungere il punto di innesto delle finestre con la galleria di linea, ad una distanza dal luogo dell'incidente, nella peggiore delle ipotesi, di circa 3,5 km".
"Con il progredire del fronte di scavo - scrivono i sindacalisti nella nota diffusa ieri - dovrebbe, cosa in realtà avvenuta solo dopo il primo malore, seguire sempre tempestivamente l'allungamento dei tubi della ventilazione anche a scapito del procedere dello scavo e della produzione".

Evidentemente le cose non sono andate sempre così. "Che fine ha fatto l'esecuzione del pozzo di areazione che doveva già essere realizzato?", si chiedono i delegati delle RSU. Che concludono: "La Rsu del cantiere del Canone conferma il proprio invito, rivolto a tutti i lavoratori, ad abbandonare immediatamente la galleria quando vengono a mancare le condizioni minime di areazione e di vivibilità".
Intanto l'associazione di volontariato Idra continua ad aspettare da due anni i referti sugli infortuni e gli incidenti nei cantieri TAV.

Dopo avere consegnato le schede dei referti negli anni '97 e '98, improvvisamente l'Azienda sanitaria di Firenze ha cessato unilateralmente di onorare il Protocollo di intesa siglato con l'associazione di volontariato toscana. Senza fornire spiegazioni al riguardo.
In una lettera inviata al Direttore generale dell'ASL dott. Paolo Menichetti il 2 febbraio scorso, Idra lamentava la circostanza (più volte inutilmente denunciata all'U.O. Informazioni e Rapporti con l'Utenza) della cessata trasmissione - a partire da maggio '98 - della documentazione dei referti ospedalieri (ovviamente depurati dei dati soggetti al diritto di privacy) sugli incidenti e sugli infortuni occorsi nei cantieri CAVET della parte di tratta Alta Velocità Bologna-Firenze.
Il dott.

Menichetti ha risposto a Idra di rivolgersi all'Osservatorio Monitoraggio TAV, presso l'U.O. Prevenzione Igiene e Sicurezza sui Luoghi di Lavoro della Zona Mugello. E' quanto Idra ha fatto, il 19 aprile scorso.
In data 5 maggio il direttore dell'U.O. Igiene e salute nei luoghi di lavoro, dott. Giuseppe Petrioli, ha risposto, ma fornendo semplicemente tre pagine di tabelle riassuntive (con dati aggiornati peraltro al 30.9.'99).
Nella lettera di accompagnamento al report, il dr. Giuseppe Petrioli spiega anche che "non è ancora pervenuta risposta al quesito inoltrato da questa Azienda al Garante per la Protezione dei dati personali in ordine alla possibilità di diffondere i referti richiesti (sia pure depurati dei dati soggetti al diritto di privacy)".
Così l'associazione che da anni si batte per il rispetto della sicurezza e delle norme ambientali ha scritto una lettera ai Sindaci della zona:
"Abbiamo appreso che le mogli degli operai CAVET del Carlone si sono rivolte a Voi lo scorso marzo per chiedere un aiuto nella soluzione della vertenza avviata dalle maestranze intorno ai gravi disagi provocati dal ciclo continuo adottato nelle lavorazioni in galleria -scrive Il presidente, Girolamo Dell'Olio- L'appello che le donne calabresi Vi hanno indirizzato è particolarmente toccante, ed è stato oggetto di notizia al TG 3 e su varie testate locali.

Anche il cardinale Silvano Piovanelli ne ha fatto oggetto della propria omelia pasquale. Non ci risulta invece una Vostra iniziativa al riguardo.
Riteniamo che la protesta per le condizioni di lavoro disumane e degradanti meriti l'attenzione delle Amministrazioni locali che ospitano le folte comunità di lavoratori provenienti da centinaia di chilometri di distanza. Abbiamo già avuto occasione di scriverVi anche a proposito dell'urgenza di politiche di accoglienza adeguate alle necessità delle maestranze (come prevedeva l'iniziativa denominata "Osservatorio sociale TAV").
Oggi il sindaco di San Piero a Sieve Alessia Ballini mostra di aver preso a cuore le sorti delle famiglie sfrattate da un'area calda del suo Comune, al Carlone, divenuta grazie alla TAV teatro di scorribande di camion, polveri, frastuono e smog.

Ma i minatori CAVET di quello stesso cantiere che rende la vita impossibile ai cittadini si domanderanno forse: perché il sindaco a cui le nostre mogli si sono rivolte non mostra altrettanta sollecitudine per noi, che viviamo sotto terra un'altra "vita impossibile", a centinaia di chilometri di distanza da casa, privi del diritto al riposo del sabato e della domenica?
E il sindaco di Vaglia, a cui pure era stato indirizzato l'appello?
Idra Vi chiede di non dimenticare il profondo disagio degli operai dei cantieri TAV: nessun'altra voce associativa, politica o sindacale si sta muovendo per tutelare i diritti elementari di questi lavoratori.
I sindaci di S.

Piero a Sieve e di Vaglia potrebbero convocare per esempio un incontro pubblico nel quale sia data ai minatori dei cantieri la possibilità di far conoscere alla comunità violentata dal progetto TAV le violenze che loro, a loro volta, sono costretti a subire nel più triste isolamento. La scarsa sensibilità dei sindacati, che si ostinano a considerare intoccabile un accordo firmato senza fare i conti con le esigenze dei lavoratori, e che si sottraggono al dialogo e al confronto, come Idra è costretta a costatare, non può e non deve rimanere una brutta notizia di fronte alla quale semplicemente rassegnarsi".

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