3.000 "nuovi poveri" dal 10 marzo a oggi nel rapporto delle Caritas

In grave difficoltà il mondo del lavoro, soprattutto quello sommerso e privo di tutele. Crescono le fragilità degli anziani e si estende l’area della marginalità grave. A Bagno a Ripoli un Centro di ascolto

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 maggio 2020 10:04
3.000

Sono 3.042 i “nuovi poveri” sostenuti dalle Caritas diocesane della Toscana dal 10 marzo al 22 aprile scorso, praticamente dal giorno subito successivo al primo lockdown deciso dal Governo per contenere il diffondersi dall’epidemia. Persone totalmente sconosciute alla rete dei servizi degli uffici per la pastorale della carità delle diocesi della regione nel periodo precedente alla pandemia. E’ il dato che emerge dal primo report di monitoraggio di Caritas Toscana su “emergenza Covid-19 e povertà” visti dalla prospettiva di un organismo pastorale direttamente coinvolto nel sostegno alle fasce più vulnerabili in tutti i territori fin dall’inizio dell’emergenza e basato sulle risposte ad un ampio questionario compilato da tutte le diocesi. “Rispetto al periodo precedente – si legge nel documento – si stima che i “nuovi poveri” incontrati dalle Caritas diocesane siano aumentati del 91%”.

Un incremento elevatissimo che assume anche una molteplicità di volti differenti. Tutti o quasi, però, accomunati da un comune denominatore: “Le informazioni provenienti dalle diocesi confermano come, anche in Toscana, sia soprattutto il mondo del lavoro a pagare le conseguenze più acute della crisi economica e sociale dovuta al lockdown necessario per contenere la pandemia”. I profili, però, sono diversificati: “Un colpo molto duro è stato inferto al mondo del lavoro dipendente, letteralmente fermatosi causa del blocco del sistema economico e con serie difficoltà a rimettersi in moto in tanti settori: sono 10, infatti, le diocesi che hanno segnalato nuove povertà fra i lavoratori dipendenti che salgono 12 se s'include anche il lavoro di cura”.

Particolarmente colpita anche l'area del lavoro autonomo e della piccola impresa: “Sia che si tratti di ma aziende di piccole o piccolissime dimensioni e partite Iva, sia nel caso dei giostrai e, in molti casi anche degli ambulanti – prosegue il report – : pure in questo caso sono dieci le diocesi che in questo periodo hanno incontrato “nuovi poveri” fra queste categorie”. Particolare preoccupazione è destata, in particolare, “dalla situazione di chi, prima dell’emergenza, lavorava nell’economia sommersa e ora si trova del tutto sprovvisto di tutele, un fenomeno cresciuto in almeno sette diocesi della Toscana mentre in altre cinque le difficoltà riguardano anche l’area del lavoro precario e stagionale”.

La pandemia peraltro ha riportato all’attenzione delle Caritas diocesane “anche le fragilità degli anziani, segnalati in crescita in quattro diocesi” e “pare essersi leggermente ampliata pure l’area della marginalità grave: a Prato e soprattutto Pisa è cresciuto il numero di persone senza dimora che hanno bussato alle porte dei centri Caritas, ancora all’ombra della Torre ma anche a Pistoia e soprattutto Pescia sono numerose le richieste di aiuto da parte di persone che si prostituiscono e sempre a Pistoia emerge la richiesta d’aiuto di nomadi e richiedenti asilo”. Sottotraccia anche il rischio di vedere crescere significativamente “l’ulteriore impoverimento dei migranti, particolarmente numerosi proprio fra le categorie più colpite e meno tutelate: è il caso dei lavoratori irregolari e stagionali, ma anche delle badanti e degli ambulanti”.

In un quadro pesantemente critico, però, aumenta la solidarietà dei toscani: sono state tantissime le donazioni e i gesti concreti di prossimità delle ultime settimane, di cui hanno beneficiato grandemente anche i servizi Caritas. E aumenta il volontariato dei giovani: “Sono almeno 12, infatti, le diocesi che hanno visto aumentare il servizio degli under 34 a fronte di una diminuzione prevedibile di quello degli over 65 in 14”.

Si chiama “A noi puoi dirlo” ed è il nuovo centro di ascolto telefonico organizzato da Caritas Antella. L’obiettivo è quella di offrire un momento di ascolto e di comprensione attraverso una linea telefonica dedicata, gestita dagli operatori Caritas. Questo il numero da chiamare: 334 8429174. Al contatto telefonico potrà eventualmente seguire anche un incontro “reale” presso i locali della Misericordia quando ciò sarà permesso dalle disposizioni governative e regionali attualmente in vigore per il contrasto alla pandemia Covid-19. Il servizio telefonico sarà in funzione da lunedì 4 maggio.

“L’intenzione – fanno sapere i promotori dell’iniziativa - è quella di offrire un momento di ascolto, un piccolo aiuto concreto anche per il domani affinché "non si lasci nessuno indietro", come ci invita a fare Papa Francesco.” Il servizio è completamente gratuito e ad ampio spettro, offrendo un orecchio virtuale a chi ha più bisogno di parlare e anche di conoscere le possibilità offerte dalle istituzioni locali e dall’associazionismo. L’iniziativa è organizzata dalla Caritas di Antella in collaborazione con la Confraternita della Misericordia di Santa Maria all’Antella e con il patrocinio del Comune di Bagno a Ripoli.

Anche gli attivisti di Potere al Popolo Firenze si sono mossi per rispondere con la solidarietà all'esplosione dell’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica: “Ci siamo organizzati con reti di mutuo-aiuto nelle nostre comunità, tra colleghi, amici, vicini ed abbiamo attivato un sistema autogestito di aiuto alimentare, che purtroppo ha avuto molto successo. Diciamo purtroppo perché in questo momento di gran bisogno sono oltre 600 le persone che hanno richiesto sostegno.

Lo hanno ricevuto grazie a centinaia le persone che si sono offerte di partecipare, sia per fare consegne che attraverso le donazioni.Tutto ciò testimonia che i “nostri” sono alla fame e che attivare solidarietà permette di affrontare la crisi senza lasciare indietro nessuno. Ogni giorno aumenta il numero di persone che ci chiama: lavoratori a nero o con contratti che coprivano meno ore di quelle realmente lavorate, cassaintegrati, famiglie monoreddito. Sono italiani e immigrati, colf e badanti, collaboratori della ristorazione e del sistema alberghiero/Airbnb, impiegati di piccole e medie imprese in sofferenza. Oggi sono tantissime le persone che non riescono ad arrivare alla fine del mese mettendo un piatto in tavola.

La causa di tutto ciò non é il Coronavirus. C’è un virus più potente, che il Covid-19 ha solo reso più evidente e dannoso: quello dello sfruttamento e della precarietà, che si è propagato liberamente negli ultimi vent'anni e che ha creato un mercato del lavoro frammentato, con lavoratori di serie A e di serie B e C, che alla prima scossa si sono ritrovati per terra, soli e senza tutele”.

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