A Palazzo Vecchio il dipinto ‘Giuditta che decapita Oloferne’ per dire no alla violenza contro le donne

Spose bambine: in Toscana mozione unanime per contrastare fenomeno

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 novembre 2016 23:55
A Palazzo Vecchio il dipinto ‘Giuditta che decapita Oloferne’ per dire no alla violenza contro le donne

Firenze– L’arte e il teatro per dire no alla violenza contro le donne. ‘Giuditta che decapita Oloferne’ in trasferta per tre giorni dalla Galleria degli Uffizi a Palazzo Vecchio, il ‘Ratto delle sabine’ di piazza della Signoria illuminato di arancione e l’arte teatrale dell’attrice Patrizia Zappa Mulas che mette in scena gli atti del processo che vide coinvolta come vittima di violenza carnale Artemisia Gentileschi: è con queste tre iniziative, che fanno parte del progetto ‘Florence for Women’ (F4W) lanciato due anni fa dall’assessorato alle Pari opportunità guidato da Sara Funaro, che la città di Firenze ha scelto di celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sulle problematiche inerenti il femminicidio e la violenza di genere.

“Vorrei ringraziare gli sponsor e tutti coloro che hanno reso possibili le iniziative che abbiamo organizzato per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne - ha detto l’assessore Funaro -. Quest’anno abbiamo scelto di dire basta al femminicidio e alla violenza in generale e contro le donne in particolare attraverso l’arte e il teatro, coinvolgendo gli studenti di alcuni istituti scolastici superiori cittadini perché siamo fortemente convinti che il linguaggio dell’arte possa essere di grande aiuto nel far ‘passare’ il messaggio che è necessario interrompere il fenomeno, purtroppo ancora in crescita, della violenza contro le donne”.

“Il coinvolgimento dei giovani è importante per prevenire tale fenomeno - ha spiegato l’assessore - e riteniamo che per combatterlo sia necessario diffondere tra i nostri ragazzi un’adeguata educazione anche linguistica di genere, oltre che la cultura dei diritti della persona e modelli di relazione basati sul rispetto e l’accoglienza delle diversità”.Per tre giorni, da venerdì fino a domenica, nel percorso museale di Palazzo Vecchio sarà possibile ammirare l’olio su tela ‘Giuditta che decapita Oloferne’ di Artemisia Gentileschi (1620 ca.).

Il dipinto sarà esposto in Sala dei Gigli, di fronte alla statua in bronzo ‘Giuditta e Oloferne’ realizzata da Donatello tra il 1457 e il 1464, dando vita così a un dialogo ideale tra le due opere che raffigurano lo stesso soggetto. Il progetto del trasferimento dell’opera dalla Galleria degli Uffizi a Palazzo Vecchio è stato seguito dallo storico dell’arte Sergio Risaliti. Provenienti entrambe dalle collezioni medicee, commissionate da Piero de’ Medici e dal Granduca Cosimo II, le due opere si soffermano sul momento più violento del racconto biblico, l’attimo cruciale in cui la giovane donna sferra il colpo mortale, creando scene di forte impatto emotivo.

Il tema dell’eroina ebrea, modello di virtù e coraggio, che riscatta il suo popolo uccidendo il generale assiro Oloferne, si arricchisce in entrambe le versioni di significati ulteriori. La ‘Giuditta e Oloferne’ di Donatello assume una valenza politica, quando nel 1495, a seguito della cacciata dei Medici, viene esposta sull’arengario di Palazzo Vecchio, quale simbolo di libertà repubblicana. Nella versione di Artemisia Gentileschi è invece possibile leggere riferimenti più strettamente personali.

Difficile non mettere in relazione la brutalità della scena con la violenza sessuale subìta dall’artista nel 1611 da parte del pittore Agostino Tassi, amico del padre Orazio Gentileschi e suo maestro di disegno. La determinazione di Giuditta rimanda a quella di Artemisia, che, a seguito della denuncia presentata dal padre, coraggiosamente affronta il lungo processo che si conclude con la condanna del suo violentatore. Negli anni l’opera è stata riletta da una parte della critica in chiave psicologica, divenendo simbolo di accusa e di riscatto in nome di tutte le donne vittime di violenze. L’allestimento dell’opera in Palazzo Vecchio è possibile grazie al contributo degli sponsor tecnici: Arterìa ha curato il trasporto dell’opera e la realizzazione del pannello su cui sarà esposta, finemente rivestito poi dalla ditta StandStudio srl; il progetto illuminotecnico è a cura di Rimani Lighting Creative Technology, mentre AXA ART ha interamente coperto i costi assicurativi; la casa editrice Forma Edizioni ha offerto la sua esperienza per la realizzazione del progetto grafico per la comunicazione dell’evento, mentre l’azienda Tuscan Excelsia ha gentilmente offerto il servizio di catering per la preview dell’opera che si terrà domani sera alle 18.30 in Sala dei Gigli alla presenza dell’assessore Funaro, del direttore della Galleria degli Uffizi Eike Schmidt e dello storico dell’arte Sergio Risaliti. Venerdì mattina, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, l’attrice Patrizia Zappa Mulas interpreterà e leggerà gli atti del processo che vide coinvolta Artemisia Gentileschi in quanto vittima di violenza carnale.

Il processo, che si concluse con la drammatica umiliazione di Artemisia, è documentato dagli atti e viene molte volte citato come caso emblematico della violenza e dei soprusi, fisici e morali, a cui sono state sottoposte per secoli le donne. Nel Salone saranno presenti i ragazzi delle scuole quarte e quinte di alcuni istituti superiori fiorentini. L’iniziativa si aprirà alle 9.30 con i saluti istituzionali del sindaco Dario Nardella e del direttore della Galleria degli Uffizi a cui seguirà l’illustrazione del quadro della Giuditta che decapita Oloferne.

L’evento si concluderà con gli interventi dell’assessore alle Pari opportunità Sara Funaro e della vicesindaca Cristina Giachi. A seguire, gli studenti visiteranno il dipinto di Artemisia Gentileschi esposto in Sala dei Gigli. In serata, a partire dalle 18, grazie al contributo della Silfi spa sarà illuminata di arancione la statua di Giambologna il ‘Ratto delle sabine’. Questo evento nasce su proposta di UN Women, Comitato Nazionale Italia per celebrare la Giornata del 25 novembre.

La città infatti aderisce e promuove anche la campagna internazionale ‘UNiTE to End Violence Against Women’ promossa dagli organi delle Nazioni Unite e sempre venerdì.

Sarà il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, un'autentica "finestra" sul futuro della nostra società per le sue caratteristiche di spazio aperto a tutte le arti, il luogo dove sarà presentata venerdì 25 novembre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, attraverso la mediazione di tante rappresentazioni artistiche: dal teatro alle arti visive, fino alla poesia. E' proprio l'arte a fornire la possibilità di vedere ogni problema da punti di vista diversi, alternativi a quelli più consueti.

Perché uno dei valori dell'espressione artistica è la capacità di mettere in discussione i condizionamenti sociali, di proporre una visione diversa della realtà che permette di attivare un pensiero innovativo e rivoluzionario. La vicepresidente e assessora alla cultura Monica Barni presenterà l'iniziativa nel corso di una conferenza stampa alle ore 11 dello stesso giorno presso il Centro Pecci in viale della Repubblica 277 a Prato. Presente anche una rappresentanza studentesca pratese, interverrà la compagnia teatrale Gli Omini con una performance scenica sul tema della violenza di genere.

Sarà inoltre presentato un video girato per l'occasione: un percorso audiovisivo narrato da Paolo Ruffini, che recita alcune composizioni della poetessa toscana Beatrice Niccolai, ed incentrato sull'installazione di pitture ad inchiostro realizzate dall'artista sudafricana Marlene Dumas per la mostra in corso al Pecci "La fine del mondo".

L’emergenza ‘spose bambine’ e il preoccupante dilagare del matrimonio forzato e precoce, al centro della mozione presentata dalla Lega Nord ed emendata dalla maggioranza. Il testo, illustrato dal consigliere Marco Casucci, impegna la Giunta per un controllo e una verifica sul territorio toscano, anche attraverso una stretta collaborazione con le associazioni che operano nel campo del welfare. Si chiede inoltre di attivarsi, nelle sedi opportune, per arrivare ad una legge nazionale che vieti espressamente il matrimonio forzato e per controlli su quanti entrano in Italia da Paesi in cui il fenomeno è maggiormente diffuso. Forte sostegno ad ogni misura di contrasto è stato espresso dalla consigliera Alessandra Nardini (Pd).

“Il fenomeno non è connesso solo alla povertà e non è molto distante da noi”. “Dobbiamo essere orgogliosi di essere in una regione dove accoglienza e solidarietà sono parole d’ordine. L’integrazione deve essere portata avanti come modello ed esempio”. Favorevole al testo si è espresso anche Andrea Quartini (M5s). “Il matrimonio precoce e forzato è un problema globale ed è stato opportuno affrontare il tema nell’imminenza della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”.

Sulla stessa linea si è dichiarato Paolo Sarti (Sì – Toscana a sinistra). “Il contributo offerto dalla maggioranza ha allargato la visione sul fenomeno e ha permesso la redazione di una mozione cogente”.

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